giovedì 23 aprile 2015

Greci storia della chiesa parrocchiale


 
 


GIOVANNI ORSOGNA
PARROCCHIA DI S. BARTOLOMEO APOSTOLO DI GRECI
GRECI –KATUNDI IN FESTA 300° ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE DELL’ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA PARROCCHIALE
 DI S. BARTOLOMEO APOSTOLO
 
                      CENNI STORICI
 
 
 
 
 

 
 
GRECI 2010


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1. GRECI, PAESE DALLA MAGIA ARBRËSHE.
“Duhemi mirë nde Katund“
»Uh ce te piksin atà màla E te me shinhgna hòren t’imme » Oh! che si appianassero quei monti Per rivedere il bel paese mio!
(Novantenne grecese)
Venire a Greci non è la stessa cosa che visitare un paese arroccato con lo stesso campanile, la stessa gente, la stessa noia, qui trovi gente cordialissima che ha nel sangue arbrëshe l’accoglienza come cosa sacra. Inoltre, si sente una parlata a la Katundsha, nella versione albanese. Qui si scopre tra il fascino delle viuzze del centro storico, la bellezza dei tramonti dal mitico Breggo o i mirabili tramonti con lo sfondo della mitica dormiente del Taburno.
Si ammira da questo Tetto dell’Appennino irpino-Dauno un vasto paesaggio che si associa con l’apertura e l’intelligenza del grecese dal forte carattere e dalla profonda fede religiosa nei santi patroni S. Bartolomeo Apostolo o nella Madre di Dio Maria SS.ma venerata col titolo del Caroseno (del Golfo D’Oro).
Nelle feste religiose si possono ascoltare celebri inni religiosi in arbëreshë o sussurrare dai devoti “Ghiir imath ibecuare, She Marii e Zinnit” (“Seno Grande benedetto o Maria del Caroseno”).
Degli antichi epiroti che vennero nel sec. XV in Italia, restano solo delle reliquie religiose, il titolo alla Vergine del Caroseno, la celebre kalimera, canto della passione di Gesù Cristo in albanese e che si può ascoltare con devozione, durante il venerdì Santo, con struggenti note che richiamano il rito greco-ortodosso. Questo rito introdotto in Greci nel sec. VI si è conservato intatto sino al secolo XVII.
 
Un cenno particolare va fatto riguardo alla discussa venuta degli albanesi a Greci, le ricerche allo stato attuale, confermano la loro presenza intorno al 1461.
"I.
Tra il secolo XIII e XV i territori della ex contea di Greci risultano per la maggior parte spopolati, a causa di guerre e distruzioni. La Corona aveva riservato a se stessa il predominio a livello dì proprietà demaniale. La venuta di numerose ondate di genti dapprima Albanesi e Schiavoni Dalmati e dopo Coronei, ripopolarono di numerosi comuni, che per i servizi resi alla corona aragonese, essi godettero di esenzioni, imposte fiscali, e di privilegi. Essi si stanziarono in un vasto territorio che si estendeva dal confine tra Campania e le Puglie, Capitanata e Calabria Cosentina. Tali comuni furono oggetto di una politica di insediamenti all'inizio di tipo militare successivamente integrate da ondate di famiglie provenienti dalla penisola balcanica e dalla Grecia.
Il Troyli nella sua Istoria generale..., pubblicata a Napoli nel 1756, riporta alcune antiche cronache che interessano le genti albanesi che popolarono il territorio della ex-contea di Greci. Il Re Ferrante d'Aragona ricevette i preziosi aiuti dell'esercito di Scanderbeg che con i suoi 700 cavalli e fanteria leggera salvò la corona d'Aragona. Il Summonte riferisce altresì che "Il Re (Ferdinando I) continuando nel suo pensiero di soccorrere Giorgio Castriotto Sckanderbeg, che valoroso principe e gran Signore del Regno d'Albania, l'inviò con sua Armata e alcune compagnie d’arme, e soldati per soccorso.
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Inoltre inviando per viceré il capitano Ramando d'Ortaffa cavaliere catalano con lo scopo di assistere alla guardia dei castelli, in particolare al signore Chianào Aremiti, fu inviato per sostenere il castello di Crepacore. Fu anche assegnata, una guarnigione di prodi albanesi a difesa della provincia nelle persone di Giorgio Stazi e Giovanni Misaich e Misaich Tasta insieme ad altri baroni e capitani albanesi", siamo nel 1461.
Albanesi e Schiavoni provenienti a seguito delle truppe di G. K. Skanderbeg, i Coronei provenienti dalla città di Corona, città della Morea nella penisola ellenica furono capitanati da Lazzaro Mattes. La prima spedizione avvenne nel 1453 e continuò sino ai tempi del Re Filippo II (anni 1522-1621. E il caso degli Albanesi di Greci, dove già dal 1461 un
cospicuo gruppo si accampò nel castello di Greci chiamato Greci o li Griegi. Probabilmente il sito non era del tutto disabitato, e dopo questo periodo altri comuni ospitavano albanesi: Grottaminarda (Terra de la Cripta) ove nel 1483, chiamativi dal feudatario di quella terra, esistevano Schiavoni e Albanesi cui fu promessa l'esenzione della tassa focatica, feudatario era Gaspare d'Aquino.1 Il dottor Antonio Stiscia di Montecalvo Irpino, custode geloso dell’archivio Lusi di Greci, rende noto che ha ritrovato la pergamena autentica degli albanesi di Greci, ci auguriamo che presto possano continuare le ricerche di storia civile e religiosa, sulla documentazione inedita. Ringrazio il Dottor Stiscia per la notizia fornita.
1 A.S..N., Sezione politica e diplomatica, Registro privilegiorum Cancellariae, vol. XI. Cfr. PALUMBO, M., I comuni meridionali prima e dopo le leggi eversive feudalità, Salerno, 1910, 340 p


LA CHIESA PARROCCHIALE Date importanti:
1687, 8 maggio -con decreto dell’Arcivescovo Fr. Vincenzo Maria Orsini essendo dichiarata cadente furono date disposizioni per la ricostruzione ex-novo in altro sito: Largo Benaducci; 1693-posa della prima pietra per mandato dell’Arcivescovo concessa a Mons. Marcello Cavalieri O.P. (1690-1705), vescovo di Gravina; 1704, i lavori di costruzione erano stati completati eccetto l’altare maggiore con il contributo del Comune e della Confraternite del SS.mo Rosario, del Caroseno e di S. Antonio da Padova;
1706, 22 giugno, il Cardinale Fr. Vincenzo Maria ORSINI, (futuro Papa Benedetto XIII), con solenne rito, consacra la Chiesa parrocchiale dedicata San Bartolomeo Apostolo, insieme all’altare minore in onore della Beata Vergine del Rosario, dio S. Domenico, S. Giacinto Confessore, e S. Caterina da Siena.
1.         LA STORIA DELLA CHIESA DI S. BARTOLOMEO APOSTOLO.
Dalle vecchie carte di archivio, la storia viene rispolverata e rivive, come per magia un interrotto filo d’oro della memoria storica, noi la vogliamo narrare con profondo rispetto di quanti l’hanno vissuta sulla propria pelle.
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Si può dire che il paese è nato insieme alla religiosità e la forte fede del popolo. Nel V° secolo genti bizantine colonizzarono il territorio costituendo la civitas dei Greci. Con la costituzione del catapanato bizantino di Bovino­Troia-Ariano
Qui costruirono il tempio sacro dedicato a S. Bartolomeo Apostolo, con chiesa e campanile. Nel 1310 era nominato un rettore, vi era anche un piccolo clero locale che assisteva la gente nei riti. I Pope ortodossi condividevano con i sacerdoti di rito latino la stessa chiesa. E’ stato uno dei primi esempi di ecumenismo della storia.
Molto sentito è il culto dedicato a S. Nicola di Bari, Vescovo di Mira in Asia Minore, certamente introdotto dai bizantini. A Greci, presso la cappella gentilizia della famiglia dei Lusi si conservava una mirabile icona bizantina con distici in greco. Oggi è custodita presso la famiglia Stiscia di Montecalvo Irpino, erede di un ramo della famiglia Lusi.
Ulteriori ricerche storiche ci hanno permesso di dare altra informazione sulla prima chiesa di S. Bartolomeo eretta nel vecchio sito probabilmente l’attuale “Largo S. Bartolomeo”.
Le relazioni d’archivio del sec. XVII, correggono le intuizioni di D. Gerardo Conforti, che negli appunti di storia cronologica ne da una diversa versione.
Greci nel sec. XVI si presentava come un borgo che terminava all’altezza della Chiese rispettivamente di S. Bartolomeo e di S. Antonio da Padova, la cerchia muraria terminava appunto con le mura delle rispettive chiese. Il cuore del paese era intorno alla chiesa e il castello, il resto era terreno demaniale gestito dal Duca di Bovino. Una taverna ducale serviva per i servizi di ospitalità e di approvvigionamento. Non vi erano tracce nelle chiese, prima del decreto orsiniano, di presenza bizantina, se vi erano state ignorate.
La primitiva chiesa era composta di una sola navata con tre portali di ingresso e le insegne del Duca di Bovino, per avere dei contrafforti era imponente nella facciata ed era a confine con le mura di cinta della cittadina, che idealmente a livello urbanistico abbracciava l’area del castello, l’area del chiesa parrocchiale con il borgo sopra il crinale del paese.
L’Abate Luigi Lauda quando pubblica nel 1865 la novena in onore della Madonna del Caroseno data alle stampe dal Sac. Michele De Majo, precisa che il “paese fosse partito in vari rioni o parrocchie e ricorda la chiesa abbaziale di S. Pietro, di cui rimane oggi solo il rione e una chiesa di S. Angelo che dice ad un tiro dall’oriente”2 ( di questa dal titolo di S. Pietro chiesa riportata nelle Relazioni ad Limina degli Arcivescovi di Benevento, resta solo il portale abbaziale incastonato nella Chiesa del Caroseno.
La Chiesa abbaziale di S. Bartolomeo Apostolo, Casal di Greci era di diritto padronato del Duca di Bovino. Nel 1682 esercitava l’ufficio di parroco-Abate D. Mario Farra. Sotto il sindicato di Carlo Luso e la Giunta amministrativa Giorgio Bina e Nicola Lauda, fu redatto l’apposito inventario dei beni.
La chiesa si trovava fuori il Casal di Greci, luogo detto La Gargarie o Castello. Era composta di una navata con arco in mezzo e diversi contrafforti e alti travi del tetto. Sull’altare maggiore vi era il quadro vecchio” della B.V. degli Angeli in mezzo mentre ai lati l’immagine del glorioso precursore S. Giovanni Battista e la Maddalena, sopra le
2 LAUDA LUIGI, Novena in onore di Maria SS. Del Caroseno dato alla luce dal rev. Sac. D. Michele De Majo della terrai Greci e ristampata con aggiunte per cura di Luigi Lauda sac. Della medesima terra, Napoli, 1865,
o.c. 7
porte le armi in pietra del duca di Bovino”. La facciata presentava almeno due portali.”
Questa chiesa fu demolita interamente verso la fine del 1690. (cfr. Relazione Inventario del 1682 in Biblioteca Capitolare di Benevento.3
3 BIBLIOTECA CAPITOLARE DI BENEVENTO, CAUTELE REGISTRI DEL CAPITOLO DELLA CATTEDRALE, Vol. VI., inv. 318, 348 cc. e segg. L’inventario dei beni così riporta la descrizione dell’antica chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, redatta il 14 .12.1682: “Chiesa abbaziale S. Bartolomeo Apostolo Casale di Greci Jure Patronatus Ducis Bovinensis. (…) Chiesa sita fuora dicto Casale luogo le Gargarie o Castello, con una nave con arco in mezzo con diversi contrafforti, alti travi del tetto. (…) altare con quadro della Beata Vergine degli Angeli in mezzo a man destra l’immagine del glorioso precursore S. Giovanni a man sinistra la Maddalena. Sopra le porte le armi di pietra del Duca di Bovino (…). La relazione fu sottoscritta dagli amministratori comunali dell’epoca : Carlo Lusi Sindaco, Giorgio Bina e Nicola Lauda. L’abate parroco D. Mario Farra controfirmò il documento. Per dare un quadro completo riporto anche la descrizione delle due antiche chiese della Madonna del Caroseno e di S. Antonio da Padova prima della demolizione avvenuta nell’ultimo decennio del seicento. CHIESA DELLA MADONNA DEL CAROSENO. Chiesa sita fuori dell’abitato giusta la Taverna diruta dell’Ecc.mo Duca seu la Gargaria-una nave con lamia e sacrestia, lunga circa 100 passi p.a.; 3 altari : Altare di S. Maria del Caroseno in cornu evangelii con quadro vecchio Immagine della Beata Vergine del Carosino, Altare della Beata Vergine del Rosario, e quadro vecchio Beata Vergine.; IDEM, 1682, Inventario dei Beni della Chiesa e Confraternita del SS.mo Rosario, sotto il priorato di Marco Antonio De Manlis, 33, cc. e segg.. CHIESA DI S.ANTONIO DA PADOVA, Jure Patronatus Universitatis (Comune di Greci), cfr. relazione del 14//91682, sita fuori dell’Abitato 30 passi circa isolata, Chiesa d una nave col tetto con imbrici, con un latro eretto nel mezzo del muro di sopra alla statua del glorioso Santo, col coro e altare di noce intagliato, cfr. Relazione… 332 cc.; La Cappella del Rosario detto Chiesa di S. Antonio di Padova, La detta Cappella del Rosario stava eretta dentro la Chiesa del Caroseno dopo essere andata cadente la Chiesa fu dal Cardinale Ursino Arcivescovo ordinato nell’anno 1686 che non vi si celebrasse, anche la suddetta Cappella fu trasportata dentro la Chiesa di S. Antonio di Padova.


Ecco come viene descritta la nuova chiesa, costruita nel nuovo sito “Largo Benaducci”, in un antico inventario del 17044:
Descrizione della Chiesa”
La Chiesa Arcipretale sotto il titolo di S. Bartolomeo Apostolo, stava anticamente eretta in detta Terra di Greci nel luogo detto lo Gargario, fuori l’abitato da quindici passi in circa verso la parte settentrionale e stava isolata da ogni parte, ma perché era cadente nel 1687 furono trasferiti i sacramenti in altra Chiesa sotto il titolo di S. Antonio da Padova nella medesima terra con la facoltà dell’Em.mo Cardinale Orsini Arcivescovo. E perché la suddetta Chiesa Arcipretale era inopinatamente inabile a ripararsi, lo stesso Em.mo Arcivescovo, sotto il di 8 del mese di (…), con suo decreto concedette la facoltà alla Comunità di detta Terra di edificarla dalle fondamenta. Onde la Comunità suddetta per maggior comodità del Popolo cominciò l’edificazione di una nuova Arcipretale, sotto lo stesso titolo di S. Bartolomeo Apostolo ed ai 13 del suddetto mese ed anno l’Ill.mo ed Rev.mo Fra Marcello Cavalieri dell’Ordine de’ Predicatori Vescovo di Gravina per commissione dell’Em.mo Arcivescovo Orsini, impose per la detta edificazione la prima pietra nel luogo detto il Piano di Benaducci come appare per istrumento rogato, per mano di Notar Cefalo Domenico Antonio, e per bolla in carta
L’altare di fabbrica a palmi 5 e lungo 7 con quadro di cornice dorata con l’Immagine Maria Vergine Rosario con i misteri raffigurati. La Cappella fu fatta a’ 20 anni da alcuni devoti di Greci; da Carlo De Majo fu fatta la statua di tutto gusto della Beata Vergine del Rosario. IDEM, cfr., inventario del 16.6.1692.
Archivio Parrocchiale di Greci, Relazione-Inventario dei Beni della Parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo, 1704. cc. n.n. 9
pergamena spedita sub plumbeo d’ordine del suddetto Em.mo Arcivescovo sotto il di 8 maggio dell’anno 1693.
La fabbrica della suddetta nuova Arcipretale presentemente è già perfezionata, resta solo di erigere l’Altare maggiore e di farsi alcuni residui. (1704)
Costa di una nave lunga palmi 65 sino al grado del coro, e larga palmi 37, le coerenze della quale sono da una parte li beni di detta Chiesa et circum circa via publica. E’coverta a lamia a volta di mattoni lavorata di stucco, il cui pavimento è tutto a mattunata, nella quale vedonsi cinque sepolture colle seguenti iscrizioni di sopra. = In una “PRO CLERO” in un'altra = “PRO CONFRATRIBUS”= nell’altra “PRO VIRIS”= nell’altra “PRO FAEMINIS”=e nell’altra non vedesi iscrizione alcuna.
Si entra per questa Chiesa per una sola porta con gambe di pietra di Roseto lavorate che riguarda la parte meridionale alla quale si ascende per tre gradini di pietra, e sopra di essa dalla parte di fuori vedesi nel muro una croce parimente di pietra di Roseto col seguente millesimo “1697”. Entrato detta porta trovansi due fonti di pietra per uso dell’acqua santa fatte a coccia fabbricate nel muro, una a destra e l’altra a sinistra di chi entra.
Nel muro laterale del Corno del Vangelo dell’Altare Maggiore, e propriamente presso l’altare di S. Filippo Neri, sta situata una Fonte Battesimale di pietra della Torre in forma piramidale isolata, sistemata, sostenuta da una colonnetta similmente di Pietra della Torre, in piè della quale vedesi scolpito il seguente millesimo “1706” (…), nel muro a capo di esso battistero dentro una nicchia di stucco sta collocato un quadro sopra tela, in cui sta dipinta l’Immagine del Glorioso S. Giovanni Battista, in atto di battezzare Cristo Signore Nostro, nel pavimento vedesi il sagrario ed intorno intorno i palatisti di legno torniti.
In amendue i muri laterali di detta chiesa misuransi quattro nicchie di stucco ben lavorati, uno in prospetto dell’altro, in uno de’ quali sta collocata la statua di rilievo di
S. Antonio da Padova col Bambino Gesu’ nella destra, e sotto di esso vedesi fabbricato nel muro un armadio di noce per riponerci le suppellettili della Confraternita della Gloriosa Vergine del Rosario e di un altro vedesi un pulpito di legno lavorato, e dalla parte sinistra di esso Pulpito, sta collocato un braccio che sostiene un Crocifisso di legno; si ascende a detto Pulpito dalle stanze di detta chiesa per sette gradini di pietra.
Vi sono due sedi confessionali di noce amovibili, uno di esse situato vicino all’altare del SS.mo Rosario, l’altra vicino all’altare di S. Maria del Caroseno, con sue lamini forate, immagini devote, e così in bullo cenae e così riservati dall’E.mo Arcivescovo.
A capo di detta Chiesa vedesi il Coro, sotto il quale sta designato l’Altare maggiore, da cui lati ha l’ingresso, quale viene diviso dalla Chiesa da due pilastri grandi con arco di fabbrica e rotondo di forma, coverto a volta con lavori di stucco e il suo pavimento è tutto di mattoni lungo palmi 30 e largo palmi 37 al quale si ascende per un sol gradino di pietra, ed intorno intorno detto Coro stanno fissi nel muro i sedili di legno con le spalline suppiedanei parimente di legno, a capo del quale, dentro nicchie di stucco vedesi collocato un quadro grande sopra tela, nel quale stanno effigiate di famoso pennello5 l’Immagine della Gloriosa Vergine delle Grazie, del miracoloso S. Gennaro, dell’Apostolo S. Bartolomeo e di S.
5 L’imponente tela della Madonna delle Grazie, sec:XVIII, è attribuita alla scuola del Guido Reni, oggi ai ammira nella navata laterale.
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Filippo Neri coll’impresa dell’Ecc.ma Casa Guevara dei Duchi di Bovino, Padroni di detta Terra di Greci, intorno della quale leggonsi le seguenti parole:
« ANTES QUAE ENZURRAM ET BIVIS »,
ed in mezzo in modo di croce “Buon Ladron, Buon Ladron”.
Nei due pilastri di detto Coro vedonsi adattati nel muro due cornucopii di legno imbruniti verde e profilati d’oro, come anche nel pilastro della porta della Sagrestia miransi fabbricato un armadietto, con portella di legno serrata con chiave e foderata mezzo di taffettà bianco e mezzo violaceo, dentro il quale stanno riposte due cassettini di cuoio, uno foderato di taffettà violaceo con vasetto di stagno dentro con l’olio Santissimo per gli infermi, l’altro ferrato con chiave e foderato di damasco bianco con tre fiaschetti parimente di stagno né quali si conservano gli olii santi de’ Catecumeni, del Crisma, e degl’Infermi, e sopra la portella di detto armadietto si legge la seguente iscrizione : “SANTUM OLIUM INFIRMORUM”.
Oltre all’altare maggiore dedicato a S. Bartolomeo Apostolo, S. Nicola di Bari che all’epoca (1704) era in costruzione vi erano in seguenti altari: 1. S. Filippo Neri, spiccava un quadro della Madonna tra i santi Filippo Neri, l’altare era di diritto di padronato della famiglia Lusi. 2. L’altare della Ss.ma Annunziata con l’icona della medesima, altare di padronato della famiglia Sasso; 3. L’altare del SS.mo Rosario, di S. Maria del Caroseno e di S. Antonio di Padova mantenuti a spese delle rispettive confraternite. Questi altari furono consacrati dall’Arcivescovo V. M. Orsini il 22 e 23 giugno 1706.
Dalla relazione si evince che il campanile non era stato ancora costruito, la vecchia campana di “metallo alta palmi uno ed un terzo di circonferenza conta il peso di rotola 70 in circa, era collocata avanti il piano di detta chiesa Largo Benaducci sostenuta da due travi fissi portava la seguente iscrizione “Millesimo 1544”
Il tempio dopo alterne vicissitudini fu consacrato solennemente dal futuro Papa Benedetto XIII, Cardinale Orsini il 22 giugno 1706. Della consacrazione restano i frammenti delle dodici croci. Mentre fu collocata un’iscrizione, perdutasi nei secoli scorsi6.:
6 Per ulteriori approfondimenti consulta. BIBLIOTECA CAPITOLARE DI BENEVENTO, Inv. 303, tomo VI, cc. 318-333. Anno 1687 Inventario beni chiesa arcipretale, n. 59 318 ff. e segg: Inventario Beni Confraternita di S. Maria del Caroseno n. 6 324 ff. e segg.; Inventario Beni chiesa di S. Antonio da Padova. Anno 1692: Inventario beni cappella del Rosario; Inventario beni chiesa di S. Antonio,337 ff. e segg; ringrazio Mons. Laureato Maio per aver concesso l’autorizzazione alla ricerca.
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2 Benedetto XIII, ( Fr. Vincenzo Maria Orsini, Arcivescovo di Benevento dal 1686 al 1724)
Iscrizione consacrazione altare maggiore, 1710
Iscrizione dettata dal Cardinale Vincenzo Maria Orsini, sec. XVIII, (ANNO 1706) andata perduta.


AECCLESIAM HANC IN HONOREM DEI ET SANCTI BARTHOLOMAEI APOSTOLI UNAM CUM IPSIVS ALTARI MINORI AD HONORE^ PRINCIPIS DEXTERAM COLLOCATO IN HONOREM BEATAE VIRGINIS MARIAE DE ROSARIO SS. DOMINICI , HYACINTI CONFESSORIS, CATHARINAE SENENSIS ET ROSAE LIMANAE V. V. SOLEMNITATU RITU DEDICANS DIE XXI IUNII MDCCVI SACRAVIT FRATER VINCENTIUS MARIA ORDINIS PREDICATORUM EPISCOPUS TUSCULANUS S.R.E. CARDINALIS URSINUS ARCHIEPISCOPUS QVI SIMUL ET EODEM TEMPORE ALTERUM E REGIONE ALTARE IN HONOREM B.V. MATRIS DEI MARIAE . SS. ANTONII PATAVINI AC FRANCISCI XAVERII CONFESS. SACRIS EISDEM MISTERIIS INITIAVIT ET SEGUENTI DIE RELIQUA HAEC DUO ALTARIA PRIMVM B.V. MARIA ANNUNCIATAE ET SECUNDUM DIVI PHILIPPUI NERI SOLEMNITER ETIAM NUNCUPAVIT. OMNIBUS VERO FIDELIBUS ECCLESIAM IPSAM VISITANTIBUS DOMINICA POST FESTUM DEDICATIONIS ISTIUS ECCLESIAE METROPOLITANAE CUM QUA ANNIVERSARIAM HUIUS CONSECRATIONIS DICTAE TRANSTULIT CENTUM INDULGENTIAM DIES PERPETUO CONCESSIT
La chiesa parrocchiale conserva le stesse caratteristiche del settecento. E’ stata restaurata e aperta grazie all’interessamento del compianto Sindaco Matteo Martino e alla solerzia del parroco emerito Mons. Adolfo Colasanto; il
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progetto commissionato dalla curia arcivescovile di Benevento, è stato redatto dagli ing. Sergio Moleti e Luigi Basile e finanziato con Legge 219/81 e succ. modificazioni.7
Nel 2009 sono stati consegnati alla parrocchia, a cura della Soprintendenza, previo restauro, il quadro della Madonna delle Grazie tra Angeli e i Santi, le preziose statue lignee di S. Bartolomeo, S. Nicola e S. Antonio di Padova, la tela di S. Lucia V. e M. del sec. XVIII.
Nel 2010 sono stare restaurate e consegnate: la Statua della Madonna del Caroseno, il Crocifisso del sec. XVIII.
Altro dono di fedeli è stata la tela del Vaccaro del Cristo con S. Giovanni e la Maddalena, richiama e perpetua il ricordo dell’antica tela perduta della chiesa parrocchiale, dello stesso tema.
La chiesa conserva il suo impianto originale, ad una sola navata del tipo a capanna semplice,presenta una doppia scalea balaustrata. Il portale in pietra locale di Roseto è semplice architettonicamente ma maestoso, ed è opera di scalpellini locali. Nel timpano si nota una croce lapidea con iscrizione “1697”. Tra le opere d’arte preziose si ammira lo stupendo crocifisso ligneo del sec. XVII. Le statue lignee di
S. Bartolomeo Apostolo, di S. Antonio di Padova, del Carmine dell’Addolorata, di S. Vincenzo Ferreri e del Cristo morto.
Un cenno particolare spetta alla bellissima statua lignea della Madonna del Caroseno, dichiarata monumento nazionale, per il pregio artistico, in ricordo dell’antica icona bizantina, purtroppo scomparsa. La statua della Madonna del Caroseno ha richiami orientali ed è arricchita da un prezioso manto (sec. XIX) donato dalla Regina Maria
7 Il Progetto di restauro conservativo redatto dai progettisti ingg. Moleti e Basile, Direttore dei lavori ing. Musto, approvato dal Provveditorato alle opere pubbliche di Napoli, per l’importo di 800 milioni di lire. I lavori furono svolti dalla ditta Sullo di Castelvetere sul Calore.


Cristina di Savoia, opera delle Suore dello Spirito Santo, fondate dalla Serva di Dio Madre Giuseppina Arcucci.
Il campanile elevato nella seconda metà del ‘700 è edificato con materiale di spoglio della vecchia chiesa parrocchiale.
La monumentale tela della Madonna delle Grazie tra i Santi Bartolomeo, Nicola, attribuita alla scuola del Guido Reni fu donata dalla famiglia Guevara, feudataria di Greci, che aveva il diritto di padronato della chiesa e proponeva all’arcidiocesi di Benevento la proposta di nomina dei parroci. Restaurata secondi i canoni moderni oggi si ammira in tutto il suo splendore nella navata laterale della chiesa parrocchiale.
2. IL RITO GRECO-ORTODOSSO8
La chiesa di S. Bartolomeo dei Greci attestata nel sec. XIV, con proprio clero di rito latino, ha goduto ab antiquo del rito greco-ortodosso, trasmessoci dai nostri padri certamente prima della venuta degli albanesi. Già nel sec. VI, era soggetta all'autorità dell'Arcivescovo di Costantinopoli che inviava dei Pope per il servizio liturgico, almeno fino a quando non è stata aggregata alla chiesa beneventana dal sec. VII.
Il Sinodo provinciale del 1547 indetto dal Cardinale Giacomo Savelli, Arcivescovo di Benevento documenta la presenza dello stesso rito greco ortodosso nella diocesi e precisamente in Greci e Casalnuovo Monterotaro (Cb).9
8 Orsogna Giovanni, Greci i segreti delle vie arbëreshë, stradario e toponomastica, manoscritto, 2004, pp. 7 . 9 •Archivio Segreto Vaticano, S. Congregazione del Concilio , B. 121 A -B Beneventan. B. “A Benven. Fasc. 2 Status Ecclesiae Beneven., o.c.
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Dalle relazioni ai sacri limini dei vescovi di Benevento si ritrova che nel 1593 ... "In diocesi vi sono due chiese di rito greco nelle quali vivono sacerdoti oriundi Greci, l'arcivescovo asserisce di curare la riduzione al rito latino, anche se massimamente si oppongono le donne'. Più precisa, invece è quella del 1676 'dove l'arcivescovo Giuseppe de Bologna così scrive alla S. Sede:
"Vi sono due Terre Albanesi, che conservano l'antico rito dei Greci (bizantino-ortodosso) (si riferisce a Casalnuovo Monterotaro (Fg) e a Greci) che inviolabilmente custodiscono il rito latino, già l'Arcivescovo Giacopo Savelli10, il quale si preoccupò di cancellare la superstiziosa memoria del patriarca di Costantinopoli ed alcuni errori scismatici, specialmente le donne continuano ad osservare l'antico rito greco e la consuetudine di imporre il nome al fonte battesimale e tutti dialogano tra loro con l'idioma dei Greci"11 .
10 Il Card. Giacomo Savelli (Roma, 1523 – Roma, 5 dicembre 1587) Arcivescovo di Benevento, (1560-1574). 11 Archivio Segreto Vaticano, S. Congregazione del Concilio B. 121 A ­B Beneventan. B. A Benven. " Status Ecclesiae Beneven. , Arcivescovo Massimo de Palombara, Visita del 1581 effettuata dal visitatore Apostolico Gaetani: " lì. lulii 1583, In diocesi sunt due ecc.ae quae ritu graecorum vivunt, in quorum quolibet adest sacerdos a Graecis oriundus; asseruit Arch.pus curare ut ritum latinum.reducentur, licet hoc maxime abstent mulierìs" Relatio Ad Limina del 28/9/1594: "Adsunt efiam in Dioec., duae, quae ritu Graecorum administrantur ab immemorabììi tempori in oppidis Casalis Novi et Graecorum. In his manenet Greci indigene a Grecis, et oriundi, et ab ipsa Grecia dictim affluentis, dat operam Archipresbiter^ ut ad ritum latinorum reducantur, quod prediam se perficturm sperata”, o.c. fol. 310.


Dopo alcuni anni con la venuta del nuovo Arcivescovo Orsini, scompare il rito greco-ortodosso a Greci, probabilmente per il mancato avvicendamento dei Pope ortodossi, a seguito di terremoti, anche l'antica chiesa di S. Bartolomeo Apostolo venne dichiarata inabile e ricostruita nel nuovo sito del Largo Benaducci. Restò nella memoria storica la cappella di S. Nicola di Bari, un tempo collocata lungo la Via Greci-Faeto, di indubbia testimonianza del rito greco-ortodosso, quale grancìa dell'Abbazia greca di Grottaferrata, quale legame di possedimenti della medesima. Presso la famiglia Stiscia di Montecalvo, viene custodita una icona bizantina di S. Nicola di Bari, con distici greci, un tempo facente parte della cappella, e successivamente collocata nella cappella privata della famiglia Lusi di Greci. Dell'antico rito restano soltanto dei modesti segni quali il rito popolare di Wën Kurore, e nel canto della Kalimera.
3.         SERIE DEI RETTORI E PARROCI DELLA PARROCCHIA DI S. BARTOLOMEO
APOSTOLO DI GRECI.
1.      D. Giovanni Curzarelli Rettore 1341, 25 gennaio
2.      D. Carluccio Curzarelli …………………… (…)
3.      D. Nicola Casamarta Rettore ( prete napoletano) 1346 7 giugno
4.      N.N. -Parroci su proposta dai Duchi di Bovino presentati alla Curia
 
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1445-1446 -La Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo è di Regio Padronato
1.      D. Mario Farro di Castelfranco in Miscano (Bn) Parroco-Abate 1686-1739
2.      D. Agnello Macchione Economo Curato 1739-1764
 
6-D. Luca Longo Parroco (…. -1711 -1726 -18 aprile) 7-D. Giovanni Mainjeri di Ariano Irpino parroco 1726-1733
8.D. Nicola Macchione di ArianoIrpino Parroco –Abate dal 17.11……………………………1733-1764
8. Michele Di Majo di Greci Economo 1764 -…
9. Donato Gesualdo di Ariano Irpino Economo , dal 8.10.1764 al 26.8.1765 1764-1765
10. Donato Gesualdo di Ariano Irpino Arciprete – Parroco………………………... 1765-1781
11. D. Michelangelo Gesualdo di Ariano Irpino Economo…………… …….…. … 1772--1778
12. D. Giuseppe Raffa di Panni (Fg) Arciprete – Parroco………………………... 1781-1793
13. D. Iacopo Lusi di Greci Arciprete – Parroco……………………………… 1801-1834
14. D. Domenico De Martino di Greci, Economo 1834-1839
15. D. Michele Di Majo di Greci Parroco………………………………….1840-1841
16. D. Domenico Leone di Montemiletto (Av) Arciprete-Parroco………………… 1841-1848
17. D. Michelantonio Lusi di Greci Economo…………………………………1854 -…
18. D. Michelantonio Lauda di Greci Economo………………………………1848 -1857
 
 
1.      D.Domenico Martino di Greci Economo…………………………………1857-1869
2.      D.Francesco Lauda di Greci arciprete­Economo……………………………….1869-1895
3.      D. Francesco Lauda di Greci Arciprete – Parroco……………………………….….1895-1918
4.      D. Michelantonio Lauda di Greci Arciprete – Parroco…………………………… 1919-1940
5.      D. Nicola Di Minno di Greci Arciprete – Parroco………………………………….1940-1950
6.      D. Adolfo Colasanto di Castelpagano (Bn) Arciprete-parroco, Arciprete dal 31-10-1951 al 8-12-2004 –, dal 8.12.2004 parroco emerito di Greci……………………………….......1950-2004­
7.      D. Luciano Valente di Manfredonia (Fg) parroco………………dal 8-12-2004 al 29-08-2010
8.      D. Salvatore Olivieri di S. Giorgio a Cremano parroco dal 29-08-2010 -…
 
APPENDICE ISCRIZIONE CONSACRAZIONE ALTARE MAGGIORE
FR. VINCENTVS MARIA ORD PRAED. EPISCOPVS TUSCVLANUS S.R.E. CARDI NALIS VRSINVS ARCHIEPISCOPVS AL. TARE HOC MAIVS IN ONOREM DEI. B.V.M. S.S. BARTHOLOMEI APOSTOLI. IANVARII. PONT. ET. MART. ANTONII PATAVIN. ET PHILIPPI NERII CONFESSO. RIS SOLEMNI RITV DEDICNS DIE III. IVLII MDCCX SACRAVIT. AC OMNI. BVS ANNIVERSARIAS HIC FUNDENTI
ANNIS PRECES CENTUM INDULGENTIAE DIE PERPETVO CONCESSIT
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ISCRIZIONE ANTICA CAMPANA MAGGIORE RIFUSA (1862)
DEIPARAE VIRGINI MARIAE DE CAROSINV DIVI S.VS BARTHOLOMEI APOSTOLO. PATRONIS ALEXANDER ET RAPHAEL MARINELLI DE AGNONE ARTIFICES A.D. 1862 FELICI EXITV POSVERO
ISCRIZIONE NUOVA CAMPANA MAGGIORE RIFUSA (1994)
DEIPARAE VIRGINI MARIAE DE CAROSINV DIVOQVE BARTHOLOMEI APOSTOLO. PATRONIS ARTIFICES
ALEXANDER ET RAPHAEL MARINELLI AB AGNONE
A.D. 1862 FELICI EXITV POSVERO ARTIFEX GIANNATTASIO SALERNITANVS A.D. 1994
FIDELVM LARGITIONE ADVLPHIO COLASANTIO SACERDOTE CIVIVM MAGISTRVM MATHAEO MARTINO MAGNA CVM LETITIA CHRISTI FIDELVM REFVSIT


Iscrizione dettata da Mons. Adolfo Colasanto parroco di Greci, sulla campana maggiore sono incise a rilievo l’effigie di S. Bartolomeo Apostolo, fianco sx; la Madonna del Caroseno, sul lato opposto il crocifisso e l’effige dell’Ostensorio. L’iscrizione è posta su tre righi intorno. La campana rispecchia sostanzialmente nell’iconografia quella antica.
Madonna delCaroseno
 Chiesa parrocchiale S. Bartolomeo, Madonna del Caroseno, part.
Chiesa parrocchiale S. Bartolomeo, interno


Figura 2 Antico suggello della Parrocchia sec. XIX

Clero Illustre di Greci.

Si coglie l’occasione della felice circostanza dell’evento di grazia dei 300 anni della chiesa madre di Greci, interpretando i sentimenti della comunità grecese, di esprimere la sincera gratitudine a tutti i sacerdoti che da un millennio hanno servito la chiesa locale con amore ed impegno pastorale. Qui si vuole ricordare alcune figure di sacerdoti che hanno dato lustro a Greci.

1                    Bethlem, vissuta nel sec. XIII. Figlia del conte di Greci Gerardo, fu madre badessa del Monastero di Porta Somma di Benevento (1121).

2                    Don Gerardo Conforti (1863-1928). Sacerdote, teologo, laureato in utroque iure, fu rettore del seminario regionale di Catanzaro e di S. Demetrio

 

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Corone. Incardinato nella diocesi di Ariano Irpino dal Vescovo Mons. F. Trotta, insegnò nel seminario di Ariano e alla morte volle lasciare parte della sua Biblioteca. E’ stato un fervente animatore del movimento politico per l’indipendenza dell’Albania. Ha profuso le sue energie pastorali e giornalistiche nei primi decenni del Novecento essendo fautore del Comitato politico albanese di Napoli e redattore del celebre giornale “La Nuova Albania”. Ebbe corrispondenze epistolari con la Baronessa Dora D’Istria pseudonimo di Elena Ghijka”. Ha scritto anche gli appunti di storia cronologica di Greci.

3. Giovanni de Maio (1824-1900). Sacerdote e patriota del risorgimento italiano, fu imprigionato e perseguitato politico per i suoi ideali politici. Sostenne attivamente il ministro Pasquale Stanislao Mancini. Fu pro-sindaco di Greci dal 1875 al 1876. Volle far incidere sulla sua tomba il celebre epitaffio dettato dal giurista irpino:
§Continua
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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